mercoledì 16 aprile 2008

Ora ci vuole l'autocritica, un congresso straordinario e rilanciare il PRC

di Claudio Grassi
su Liberazione del 16/04/2008

I risultati definitivi delle elezioni politiche ci consegnano un quadro drammatico. La coalizione di Berlusconi supera di oltre nove punti l'alleanza di Pd e Italia dei Valori e conquista un vantaggio consistente anche al Senato. La Lega Nord raggiunge percentuali estremamente significative (tornando ai risultati del 1992) mentre in alcune regioni le liste neo-fasciste raddoppiano in due anni i propri voti. Contemporaneamente il Pd non realizza la rimonta annunciata in campagna elettorale e ottiene un risultato ben inferiore alle aspettative. La conseguenza è che il prossimo Parlamento vedrà una salda maggioranza di deputati e senatori del Pdl e della Lega Nord, in grado di avviare – con il possibile benestare di Veltroni - una stagione di riforme istituzionali e costituzionali che potrebbero fare dell'Italia una repubblica presidenziale in un sistema tendenzialmente bipartitico e con una nuova legge elettorale maggioritaria.Ad opporsi a questa deriva nel prossimo Parlamento non ci saranno rappresentanti della Sinistra, il cui risultato elettorale è catastrofico.Basti dire che il 3% raccolto dalla Sinistra l’Arcobaleno è meno della metà dei voti ottenuti alle ultime elezioni politiche dalla sola Rifondazione Comunista.Ma è soprattutto un risultato fallimentare sul piano politico. Paghiamo venti mesi di governo Prodi insensibile alle ragioni dei lavoratori e dei soggetti sociali deboli. E paghiamo il fatto che il nostro atteggiamento, all'interno di quel governo, è stato per larghi tratti a-conflittuale e subalterno.La seconda causa di un risultato così disastroso riguarda il progetto politico a cui ha alluso la lista unitaria. Un progetto politico senza anima, che non ha appassionato nessuno, privo di una qualsiasi identità politica.Chi ha parlato in queste settimane della lista unica come del primo passo verso la costruzione di un partito unico della sinistra e ha agito nella direzione di accelerare questo processo, non ascoltando la contrarietà diffusa nel corpo del partito, ha commesso un ingiustificabile errore politico. L'assenza della falce e del martello dal simbolo elettorale è l'immagine più eclatante di questa inconsistenza politica.Come si è visto dal risultato elettorale, aver cancellato la falce e il martello dal simbolo elettorale non ha fatto acquisire alla Sinistra alcun voto. Al contrario, ne ha fatti perdere molti, in un elettorato consolidato e abituato a riconoscersi in quei simboli.Sono arrivati al pettine i nodi contenuti nella proposta politica avanzata con il congresso di Venezia, quando si sancì l’internità al governo "senza se e senza ma" e si lanciarono le basi per superare il Prc e dare vita ad nuovo soggetto unico della sinistra.Il gruppo dirigente del Prc ha fallito, portando il partito ad una sconfitta che non ha precedenti. Ne deve prendere atto con onestà e rassegnare immediatamente le dimissioni perché chi ha compiuto questo disastro non può essere colui che indica le soluzioni. Occorre convocare gli organismi del partito, avviare il congresso nazionale e dare la parola alle iscritte e agli iscritti.E' necessario fare autocritica e tornare ad investire sul nostro partito, riprendendo e rilanciando il progetto della Rifondazione Comunista. Non è il momento della rassegnazione, ma è il momento della lotta. Ci sono migliaia di compagne e compagni che non vogliono che scompaia Rifondazione. Noi siamo con loro.

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